Sulla
spiaggia c'erano troppe alghe, seminate come capelli arruffati, e in
fondo una roccia lunga e bianchissima come un osso; nessuno avrebbe
pensato a un'isola da raggiungere, Tortuga, e alle sirene spiaggiate
di cui erano rimasti ciuffi di capelli; per fortuna c'erano i
bambini, e qualcuno di loro, non ci giurerei ma penso si trattasse
del capitano in persona, raccolse il guscio di una cozza, e gridò
con quanto fiato aveva in gola: - Questo doblone nero sarà per il
primo che avvisterà Tortuga! - La ciurma si levò in un unico grido;
due piratesse si misero la fascia sui capelli (in realtà si trattava
di brandelli del jolly roger) e ci incamminammo.
Il
primo ad avvicinarsi fu un incauto venditore di cocco.
-
Lo tortureremo e ne faremo pastura per squali - disse il capitano.
-
Meglio prenderlo vivo - fece una piratessa - il cocco è buono. -
Tesoriere provveda lei - fece l'altra intimandomi di avanzare.
Obbedii e subito dopo mi spostai di nuovo nelle retrovie; c'era
ancora molta spiaggia da percorrere.
All'improvviso
un bambino urlò come se avesse visto il fantasma del pirata Morgan:
era un ammasso gelatinoso di alghe e spugne grande come un barile di
grog.
-
Sarà la testa di un cucciolo del Leviathan - esclamò un gracile
piratino spostandosi dagli occhi il ciuffo di capelli bagnati.
Tutti
sussultarono di terrore. - Niente paura - una voce si levò dalla
ciurma - basta girare a largo. - Dopotutto avevamo una rotta e quando
fu avvistato il pedalò, un grido disumano squarciò il cielo: - Quel
brigantino è nostro - urlò il capitano, - arriveremo all'isola in
un attimo.
Quando
fummo sopra qualcuno già stava sullo scivolo creando disordine; e fu
allora che il capitano si inferocì e minacciò di prendere il gatto
a nove code e mettere alla frusta gli indisciplinati.
-
Vi levo la pelle da dosso, luridi pendagli da forca!
Dritto
a prua, a circa mezzo miglio, sembrava che due motoscafi puntassero
proprio verso di noi.
-
Sono corsari inglesi e francesi! - fecero le piratesse.
-
Allora sono come noi! - rispose qualcuno.
-
Non proprio, sono pirati anche loro, ma raccomandati!
-
Proprio come il mio compagno di banco! – intervenne una vocina
maligna dalla ciurma.
-
Bando alle chiacchiere – disse il capitano - pedalare a tutta
forza!
Incassai
le spalle e pedalai più forte che potevo; il mio compagno a stento
arrivava ai pedali e il piccolo timoniere chiedeva di continuo quanto
mancava per il bagno, sebbene avesse mangiato tre gelati giusto
cinque minuti prima. Alla vista del primo trabucco tutti alzarono il
mento: da quella masso di corde, reti e argani pendevano alghe, pesci
palla, stelle marine e diversi bucanieri lasciati al sole chissà da
quanto.
-
Ma i trabucchi non servivano per pescare? - chiese qualcuno.
Tutti
risero per quella baggianata; era evidente che si trattava di
strumenti di tortura per chi infrangeva il codice della filibusta.
Poco dopo attraccammo su uno sperone di roccia. Qualcuno ebbe timore
che si trattasse dell'isola delle sirene; nel dubbio il saggio
capitano disse ai suoi marinai di scendere ma di tapparsi le
orecchie, tutti tranne le piratesse. - Le sirene non attaccano le
donne – spiegò il capitano strizzandomi l'occhio e facendomi
intendere che la sapeva lunga sulla solidarietà femminile.
Sull'isola
non c'era anima viva, a parte un anziano pescatore dalla pelle
grinzosa che catturava gamberetti con un retino e una coppietta di
fidanzati che si mettevano a vicenda una specie di unguento bianco e
appiccicoso suscitando il disgusto di tutta la ciurma.
Per
essere l'isola di Tortuga, la famosa isola dei balocchi fatta su
misura per i pirati, era un po' scarna, convennero tutti.
-
Uccidiamo il pescatore – propose il solito piccolo bellicoso.
-
Anche i gamberetti sono buoni! - lo rimproverò una piratessa.
-
Ma abbiamo il cocco!
-
E se finisce?
-
Uffa, ma che razza di pirati siamo se non uccidiamo mai nessuno? - si
allontanò deluso, il piccolo sanguinario.
Le
piratesse fecero spallucce, e gli altri cominciarono a dare segni di
malcontento. Il sole era alto, il caldo intenso e quella lingua di
roccia, bianca e desolata, destabilizzò l'umore di tutta la ciurma.
-
Tutti a fare il bagno! - urlarono.
-
Ma è ancora presto, avete mangiato come balenotteri! - obiettai.
Niente
da fare, nuotavano già come girini impazziti.
-
Il pedalò chi lo riconsegna? - urlai.
Le
due piratesse da lontano puntarono il dito verso di me.
-
Io? Perché io?
Nessuna
risposta.
Mentre
il pescatore stava chinato in una buca e armeggiava con il retino,
afferrai al volo il secchiello pieno di gamberetti, feci un balzo sul
pedalò e mi diressi verso il lido per la riconsegna del vascello.
Dopotutto ero io il tesoriere della ciurma. Il bagnino da lontano già
si sbracciava indicandomi di pedalare nella passatoia tra le due file
di boe, e batteva con la mano sull'orologio. Allargai le braccia come
a fargli capire: lo so, lo so, abbiamo sforato la mezz'ora, ma sono
pur sempre pirati, più di tanto non si può pretendere.
Quasi
a riva, con un occhio al resto dei bucanieri che giocavano e si
schizzavano tra loro, vuotai il secchiello e liberai i gamberetti; il
mare si dipinse all'improvviso di mille piccole chele arancioni, lo
stesso identico riflesso del sole all'orizzonte.
Vieste
30.08.14 - A
Chiara e Valentina