domenica 19 maggio 2013
Ken Parker, la mia prima volta...
Avevo
circa 10 anni. Passavo le estati a Formia dai nonni materni. Erano
stagioni lunghe, interminabili. Quando a settembre rientravo a
Benevento era trascorso talmente tanto tempo che avevo voglia di
riabbracciare persino i marciapiedi. La mattina andavamo al mare e il
pomeriggio stavamo nel quartiere San Giulio. I bambini
facevano le bancarelle di roba usata. Rovesciavano le scatole di
cartone e ci mettevano sopra fumetti e ciarpame vario. Spiccavano
quasi sempre i Tex, Zagor, Mister no, Diabolik, Topolino. C'era
qualcuno che aveva anche i Ken Parker, pochi numeri messi più in
disparte, relegati in un angolo della bancarella, già a
testimoniare una diversità, una nicchia. A quei tempi non leggevo
Ken, però mi ricordo che rimanevo incantato dinanzi alle sue
copertine. Era la prima edizione Cepim, futura Sergio Bonelli. Molto
più tardi ho saputo che su quelle copertine c'erano i superbi
acquerelli di Ivo Milazzo. Tessiture leggere, diluizioni, accenni
alabastrini, sintesi, espressioni dei volti. Leggendo, ho appreso
che i disegni di Milazzo erano ispirati dalle storie di Giancarlo
Berardi, un narratore che mostrava l'umanità con un registro di
misurata malinconia. C'è sempre una prima volta. Il tardi e il
presto sono concetti relativi. Ken Parker l'ho letto e riletto molto
dopo, ma il mio ricordo è lì, sotto il palazzo di mia nonna,
durante quelle estati lunghe, con l'adolescenza tra il mare e il
quartiere San Giulio.
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