sabato 6 aprile 2013

Chiara e lo spasimante

Chiaretta sette anni, perfezionista, programmatrice, cervellotica. Sarebbe capace di ragionare anche sulle pietre dove cammina. La osservo e mi smarrisco dentro la complessità di quel mondo che sembra un labirinto chiuso da una porticina. Già compatisco il futuro fidanzato, poverino, che dovrà essere un giocoliere, esperto di quella sottile arte del riuscire ad avere senza chiedere e senza contraddire. La mia preoccupazione è diventata addirittura concreta quando l'altro giorno mi ha detto che era infastidita da un piccolo spasimante occhialuto.
- Papà, pensa, mi ha regalato un bracciale di perline...
- E tu l'hai ringraziato? – le ho chiesto conoscendola e già temendo il peggio.
- No papà, mi sono arrabbiata, gli ho detto: "Lo prendo, ma sappi che non lo metterò mai!"   

venerdì 5 aprile 2013

Pasquetta

Pasquetta è democratica, basta poco, come fare una piccola spesa all'ultimo secondo, anzi racimolare i resti, quell'arte insuperabile del -non si butta niente-. Quella in cui le nonne sono maestre. Come mia nonna che dagli avanzi tirava fuori pranzi e cene per altri quattro giorni. Pasquetta è l'unica festa che sta al traino, si aggancia di straforo alla liturgia. Il picnic che non si nega a nessuno. Sorge dalle sue ceneri. Anche in una giornata di pioggia, di vento. S'impone a tutto. Compare dal cilindro del prestigiatore, come sbucavano le quattro sedie dal tavolino di formica rossa che mio padre apriva come un portafoglio: a Bocca della Selva, sul Laceno, sul Camposauro, a Campitello. La magia usciva da quel tavolino a valigia e voleva dire che -basta poco-, anche se ci sono cose irraggiungibili, che stanno lontane, a luccicare come foglie al tramonto, a vantarsi mentre beviamo un buon bicchiere su una sediolina dolcemente in bilico.